La villa

In epoca romana la Villa era affacciata direttamente sul mare e godeva della visuale del Golfo della Spezia. Rientrava quindi nella tipologia di costruzioni che gli antichi Romani chiamavano villa maritima.

Anche se resta da completare lo scavo del porticato che prospettava sulla costa e quello di alcuni ambienti posizionati sui lati brevi, la planimetria è interamente ricostruibile.

Il complesso si sviluppa intorno a due atri con tetto compluviato, in cui si riconosce un gusto raffinato testimoniato dai rivestimenti in marmo lunense ma soprattutto dalla varietà delle scelte delle pavimentazioni. Se ne trovano di tipi diversi: in cocciopesto variamente decorato o mosaici con tessere di dimensioni che vanno da quelle millimetriche dell’opus vermiculatum a quelle grandi del mosaico a canestro.

Il tutto era poi abbellito da intonaci dipinti e arredi ricercati che facevano della Villa un luogo di otium, che nella concezione romana non è il far nulla ma il dedicarsi ad attività come lo studio, diverse dalla vita politica e la cura degli affari pubblici (negotium).

La Villa è stata costruita nel I secolo a.C., le era annessa l’abitazione del fattore (vilicus) e della sua famiglia che, nel I secolo d.C., viene sostituita da un balneum, cioè un impianto termale a servizio della zona residenziale.

Nel IV secolo d.C. una serie di murature di funzione incerta si sovrapposero a quelle della Villa rendendone oggi difficile la lettura.

Le terme

Nel I secolo d.C., in corrispondenza di quella che prima era stata l’abitazione del fattore, il proprietario della Villa fa realizzare un impianto termale a servizio della propria residenza. La prova della trasformazione di questo settore è riconoscibile nei resti delle colonne che delimitavano il peristilio della casa poi murate per ottenere una fontana.

La destinazione dei vani termali è certa per la presenza delle pilae, cioè le colonnine di mattoni che non erano visibili in epoca romana perché posizionate al di sotto dei pavimenti; esse permettevano la circolazione uniforme del calore prodotto dalla combustione della legna nel vicino vano di servizio.

Le terme prevedevano un percorso attraverso vani con temperature diverse: si partiva da quelli più caldi per finire con un bagno nella vasca di acqua fredda. Quella del Varignano è abbellita da nicchie in cui probabilmente era sistemata la statua femminile in marmo lunense (odierno marmo di Carrara) identificata con Igea, una divinità protettrice della salute.